BUJUMBURA – Mercoledì, 23 aprile (Vatican Diplomacy). Cresce la preoccupazione per i nuovi scontri in Burundi tra le truppe governative e i ribelli delle Forze nazionali di liberazione (Fnl) sia nelle regioni occidentali, in particolare nella zona di Kayanza, sia nella capitale Bujumbura. Proprio a Bujumbura, i ribelli hanno sferrato un attacco la scorsa notte con una decina di razzi e uno dei proietti ha colpito la nunziatura apostolica, la rappresentanza diplomatica della Santa Sede. Lo ha riferito il tenente colonnello Adolphe Manirakiza, portavoce dell’esercito. E’ il terzo attacco in meno di una settimana delle Forze di liberazione nazionale (Fnl) e segue la controffensiva condotta ieri dall’esercito contro le roccaforti ribelli a nord della capitale.
Non si conosce il bilancio di quest’ultimo attacco su Bujumbura, ma almeno 33 persone sono morte dall’inizio il 15 aprile dell’offensiva dell’Fnl. “Uno dei proietti sparati dalle colline che circondano la capitale ha colpito la sede della nunziatura. L’edificio, che si trova non distante dal palazzo presidenziale, presumibile obiettivo dell’attacco, e’ stato danneggiato provocando solo danni materiali di una certa entità, ma per fortuna le persone che vivono o lavorano nell’edificio sono rimaste del tutto incolumi come ha confermato l’addetto di nunziatura don Roberto Lucchini. Il nunzio, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, assente da alcuni giorni, sta tornando in sede, dopo aver appreso la notizia dell’attacco.
Fonti militari hanno precisato che la nunziatura e’ stata colpita da un razzo katyusha. “Le parti lunedi’ si erano impegnate con la comunita’ internazionale a cessare le ostilita’… non soltanto non hanno mantenuto l’impegno, ma i combattimenti si sono intensificati”, ha affermato un diplomatico nel manifestare il proprio “disappunto”.
I ribelli accusano il governo di sabotare il “cessate-il-fuoco”. Domenica scorsa alle Nazioni Unite e’ stato deciso di rinviare la partenza della missione di pace affidata all’ambasciatore norvegese all’Onu, Johan Lovald. La settima scorsa il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, denuncio’ la nuova spirale di violenza ed esorto’ le parti a riprendere il dialogo e a concludere il processo di pace.
A settembre del 2006, tre anni dopo una guerra civile che fece 300.000 morti, l’Fnl firmo’ un secondo accordo di pace con il nuovo governo, ma e’ rimasto sulla carta.
Il Paese sta tentando di uscire, tra infinite difficolta’, dalle macerie lasciate dal conflitto iniziato nel 1993 e che vide i ribelli della maggioranza hutu contro quelli della minoranza tutsi all’epoca etnia dominante nelle file dell’esercito. Nel 2001, con i combattimenti ancora in corso, si insedio’ un governo di coalizione e il Sud Africa e’ stato tra i principali mediatori di un cessate-il-fuoco accettato da quasi tutte le formazioni guerrigliere.
L’Osservatore Romano riferisce che i vescovi del Burundi, fortemente impegnati da anni a favorire il processo di pace e la ripresa del dialogo, stanno per diffondere un nuovo documento con un pressante invito alla riconciliazione nazionale. A fine febbraio, la leadership delle Fnl aveva dato assicurazione di tornare al tavolo delle trattative. Queste ultime, però, si sono di nuovo incagliate, soprattutto sulla questione dell’immunità per i ribelli. Secondo il Governo, a tal fine sono sufficienti le leggi già emanate, ma le Fnl chiedono maggiori garanzie.