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Energia solare in Vaticano

26 novembre 2008

CITTA’ DEL VATICANO – Mercoledì, 26 novembre 2008 (Vatican Diplomacy). Come anticipato da un nostro articolo del 13 maggio scorso circa la costruzione di un impianto fotovoltaico sul tetto dell’Aula Paolo VI, e relativa descrizione, riportiamo l’articolo apparso oggi suk quotidiano della Santa Sede:

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Il sole in vaticano

La nuova copertura dell'Aula Paolo VI realizzata con pannelli fotovoltaici

Lo Stato della Città del Vaticano non ha mancato di manifestare progressivamente la propria attenzione ai sempre più urgenti problemi di natura ambientale che coinvolgono il nostro pianeta. Sulla scia delle esortazioni di Benedetto XVI e del suo predecessore Giovanni Paolo II, orientate alla tutela del patrimonio naturale dell’umanità, il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e il segretario generale monsignor Renato Boccardo, hanno inteso assecondare e sostenere iniziative concrete, mirate alla sostenibilità ambientale.

Il Pontefice in numerosi discorsi e messaggi ha affrontato il tema ambientale ricordando quanto siano ogni giorno più gravi i problemi dei rifornimenti energetici:  “In questi anni – ha scritto nel messaggio per la Xl Giornata mondiale della pace 2007 – nuove Nazioni sono entrate con slancio nella produzione industriale, incrementando i bisogni energetici. Ciò sta provocando una corsa alle risorse disponibili che non ha confronti con situazioni precedenti. Nel frattempo, in alcune regioni del pianeta si vivono ancora condizioni di grande arretratezza, in cui lo sviluppo è praticamente inceppato anche a motivo del rialzo dei prezzi dell’energia. Che ne sarà di quelle popolazioni? Quale genere di sviluppo o di non-sviluppo sarà loro imposto dalla scarsità di rifornimenti energetici? Quali ingiustizie e antagonismi provocherà la corsa alle fonti di energia? E come reagiranno gli esclusi da questa corsa? Sono domande che pongono in evidenza come il rispetto della natura sia strettamente legato alla necessità di tessere tra gli uomini e tra le Nazioni rapporti attenti alla dignità della persona e capaci di soddisfare ai suoi autentici bisogni. La distruzione dell’ambiente, un suo uso improprio o egoistico e l’accaparramento violento delle risorse della terra generano lacerazioni, conflitti e guerre, proprio perché sono frutto di un concetto disumano di sviluppo”.

Anche Giovanni Paolo II, in occasione della xxiii Giornata mondiale della Pace, il 1° gennaio 1990, già avvertiva l’urgenza della questione ambientale affermando:  “Si avverte ai nostri giorni la crescente consapevolezza che la pace mondiale sia minacciata, oltre che dalla corsa agli armamenti, dai conflitti regionali e dalle ingiustizie tuttora esistenti nei popoli e tra le nazioni, anche dalla mancanza del dovuto rispetto per la natura, dal disordinato sfruttamento delle sue risorse e dal progressivo deterioramento della qualità della vita”.

“Di fronte al diffuso degrado ambientale – scriveva ancora Papa Wojtyla – l’umanità si rende ormai conto che non si può continuare ad usare i beni della terra come nel passato. L’opinione pubblica ed i responsabili politici ne sono preoccupati, mentre studiosi delle più diverse discipline ne esaminano le cause. Sta così formandosi una coscienza ecologica, che non deve essere mortificata, ma anzi favorita, in modo che si sviluppi e maturi trovando adeguata espressione in programmi ed iniziative concrete”.

Il graduale esaurimento dello strato di ozono e l’”effetto serra” hanno ormai raggiunto dimensioni critiche a causa della crescente diffusione delle industrie, delle grandi concentrazioni urbane e dei consumi energetici. Scarichi industriali, gas prodotti dalla combustione di carburanti fossili, incontrollata deforestazione, uso di alcuni tipi di diserbanti, refrigeranti e propellenti:  tutto ciò – com’è noto – nuoce all’atmosfera ed all’ambiente. Ne sono derivati molteplici cambiamenti meteorologici ed atmosferici, i cui effetti vanno dai danni alla salute alla possibile futura sommersione delle terre basse.

“Mentre in alcuni casi il danno forse è ormai irreversibile – sottolineava Giovanni Paolo II – in molti altri esso può ancora essere arrestato. È doveroso, pertanto, che l’intera comunità umana – individui, Stati ed organismi internazionali – assuma seriamente le proprie responsabilità”.

In sintonia con tali sollecitazioni i vertici del Governatorato hanno accolto e deciso di sostenere l’intuizione della Direzione dei Servizi Tecnici di trasformare l’esigenza di restauro della copertura dell’Aula delle udienze, intitolata a Paolo VI, in un’occasione per dare il via ad un programma di riconversione dalle fonti convenzionali e fossili a quelle rinnovabili.

L’Aula è dunque il primo esempio di queste scelte e la decisione di realizzare sulla copertura un impianto di conversione dell’energia solare in energia elettrica nasce principalmente dalla compatibilità architettonica di un edificio moderno, assai raro nel tessuto edilizio della Città del Vaticano, dal suo orientamento rispetto agli assi cardinali, dalla configurazione della sua copertura e dall’ampiezza della superficie disponibile, pari a circa 5.000 metri quadrati.

L’idea di Pier Carlo Cuscianna, direttore dei Servizi Tecnici del Governatorato, è stata sviluppata da Livio De Santoli, energy manager dell’Università di Roma La Sapienza, che ha ricevuto l’incarico di sviluppare uno studio preliminare di un impianto fotovoltaico sulla copertura dell’Aula, mentre il progetto esecutivo e la realizzazione dell’opera sono stati curati dalla Società tedesca SolarWorid AG, sotto forma di donazione al Papa e quindi allo Stato della Città del Vaticano da parte del suo presidente Frank Asbeck.

Dopo una fase preliminare di studio ed analisi delle diverse ipotesi, il progetto definitivo, concluso ed approvato nel maggio del 2008, è stato rapidamente trasformato in realtà. Il generatore, della potenza di picco di 221 chilowatt (Kw) è stato realizzato sulla copertura dell’Aula tra il 1° settembre ed il 15 novembre di quest’anno. La vera installazione fotovoltaica ha avuto inizio il 1° ottobre, mentre l’assolato mese di settembre è servito alla rimozione e dismissione degli esistenti tegolini in calcestruzzo della copertura.

I 2.400 moduli fotovoltaici installati sono rivolti esattamente a sud e sono stati installati in sostituzione dei pannelli in calcestruzzo, ormai degradati, riproducendone la dimensione secondo il progetto originario di Pier Luigi Nervi.
Essi assolvono, dunque, la duplice funzione “passiva” di protezione dell’edificio dall’irraggiamento e quella “attiva” di conversione dell’energia solare in elettricità conferendo al valore estetico un esemplare plusvalore ambientale.
La potenza media dei moduli è pari a 90 watt ciascuno e la producibilità è incrementata di circa il 5 per cento dai 2.400 pannelli rivolti verso nord, in alluminio parzialmente riflettente, che sono gli unici visibili dalla cupola di San Pietro, la cui vista panoramica non è stata minimamente intaccata.

L’energia elettrica viene prodotta dal generatore in corrente continua e viene inviata agli apparati inverter che la convertono in alternata e di lì viene trasferita alla cabina di trasformazione, ubicata nella parte basamentale della stessa Aula.

I 300 megawattora (MWh) annui di energia elettrica “pulita”, prodotti dal generatore solare, verranno immessi nella rete elettrica Vaticana a parziale copertura dei consumi della stessa Aula e dei palazzi limitrofi ed ogni anno consentiranno di evitare le emissioni in ambiente di 225.000 chilogrammi di anidride carbonica, risparmiando circa 80 tonnellate equivalenti di petrolio (tep).

Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e la competente Direzione dei Servizi Tecnici vedono in questa prima installazione, unitamente ad un impianto di “solar cooling” attualmente in fase di completamento nella zona “industriale” dello Stato, un’espressione esemplare del proprio orientamento e dello sforzo sostenuto per attuare in Vaticano sistemi di generazione dell’energia da fonti rinnovabili. In un prossimo futuro sono, peraltro, previsti programmi di maggior consistenza, affinché una rilevante percentuale del proprio fabbisogno energetico venga soddisfatta da sistemi di conversione delle fonti rinnovabili altamente innovativi.

A ciò punta lo staff tecnico di Pier Carlo Cuscianna che, al riguardo, sta valutando con attenzione le potenzialità insite nelle diverse aree extraterritoriali dello Stato. In particolare, alcune superfici verranno esaminate nell’ottica dell’utilizzo delle energie alternative di maggiore efficacia e disponibilità, in relazione alle caratteristiche dei siti.

La filiera energetica che si intende realizzare, sulla base di tutte le risorse disponibili, parte da fonti pulite e naturali, passa attraverso sistemi avanzati di conversione e di gestione dei flussi energetici, per soddisfare le utenze stazionarie ed in prospettiva anche i fabbisogni della mobilità interna.

Una sfida di grande fascino quella lanciata dallo Stato della Città del Vaticano che ha il suo primo obiettivo nel conseguimento del 20 per cento di contributo energetico dalle fonti rinnovabili, del 20 per cento di abbattimento delle emissioni di anidride carbonica (CO2) e del 20 per cento di risparmio energetico entro l’anno 2020.

E per una volta la realtà dei fatti potrebbe superare i sogni.

©L’Osservatore Romano – 26 novembre 2008

Prima udienza generale “ecologica” in Vaticano

25 novembre 2008

CITTA’ DEL VATICANO – Martedì, 25 novembre 2008 (Vatican Diplomacy). Come anticipato da un nostro articolo del 13 maggio scorso circa la costruzione di un impianto fotovoltaico sul tetto dell’Aula Paolo VI, e relativa descrizione, domani avrà lugo la prima udienza generale “ecologica”:

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Mercoledì 26 entrerà in funzione l’impianto fotovoltaico sulla copertura dell’Aula Paolo VI

Pannelli fotovoltaici nei pressi di San Pietro

Prima udienza generale “ecologica” in Vaticano. L’incontro del Papa con i fedeli in programma mercoledì 26 novembre nell’Aula Paolo VI coinciderà infatti con l’entrata in funzione dell’impianto fotovoltaico realizzato nei mesi scorsi sulle volte dell’edificio. I consumi energetici dell’Aula e dei palazzi limitrofi saranno così coperti – sia pure solo parzialmente – dall’energia prodotta dai 2.400 moduli fotovoltaici installati in sostituzione dei vecchi pannelli di calcestruzzo, nel pieno rispetto dei volumi e dell’aspetto estetico del progetto originario di Pier Luigi Nervi. L’impianto garantirà 300 megawattora (MWh) annui di energia elettrica “pulita”, che verranno immessi nella rete vaticana e consentiranno di evitare le emissioni di 225.000 chilogrammi di anidride carbonica, risparmiando circa 80 tonnellate equivalenti di petrolio. Con questa iniziativa si avvia per il Vaticano il piano di conversione alle fonti rinnovabili, che dovrebbero coprire il 20 per cento del fabbisogno energetico complessivo entro il 2020. La cerimonia di inaugurazione si svolgerà presso la Casina di Pio iv, sede delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali, alla presenza del cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Interverranno, tra gli altri, Pier Carlo Cuscianna, direttore dei Servizi Tecnici del Governatorato, Livio De Santoli, energy manager dell’università di Roma La Sapienza, e Frank Asbeck, presidente della società tedesca SolarWorld AG, ai quali si deve rispettivamente l’ideazione, lo sviluppo e la realizzazione dell’opera.

©L’Osservatore Romano – 26 novembre 2008

Ecco come sara’ l’impianto a energia solare della Città del Vaticano

29 agosto 2008

CITTA’ DEL VATICANO – Venerdì, 29 agosto 2008 (Vatican Diplomacy). Come anticipato da un nostro articolo del 13 maggio scorso circa la costruzione di un impianto fotovoltaico sul tetto dell’Aula Paolo VI, riportiamo l’intervista con l’ingener Mauro Villarini apparsa sulle pagine dell’Osservatore Romano :

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A colloquio con l’ingegner Villarini sui progetti per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili

Primo impianto a energia solare nella Città del Vaticano

di Nicola Gori

Un piccolo Stato con una grande sfida all’orizzonte:  sfruttare quanto più possibile le fonti di energia rinnovabili per giungere, primo in Europa, all’obiettivo di utilizzarne almeno il 20% del consumo totale nel 2020. È il traguardo che i tecnici dello Stato della Città del Vaticano si sono posti da quando hanno iniziato a studiare il modo migliore di sfruttare tutto quanto è a disposizione sul suo territorio (o,44 chilometri quadrati di estensione) per ottenere energia. Prima fra tutte quella solare, praticamente inesauribile e gratuita, senza dimenticare altre alternative, quali la produzione di gas da biomasse e lo sfruttamento della potenza eolica.
Dalla teoria alla pratica:  la Direzione dei servizi tecnici del Governatorato a breve avvierà il primo progetto di impianto ad alta tecnologia per lo sfruttamento dell’energia solare. L’installazione avverrà sulla copertura dell’Aula Paolo vi che, per la sua moderna struttura, si presta bene allo scopo. Ne parla, in questa intervista al nostro giornale, l’ingegner Mauro Villarini, responsabile dei progetti sulle fonti di energia rinnovabile.

La Direzione dei servizi tecnici del Governatorato ha accolto le sollecitudini di Benedetto XVI per la tutela dell’ambiente promuovendo il ricorso a fonti di energia rinnovabili. Ci parla del progetto?

Il progetto in questione nacque dopo una serie di discorsi di Benedetto XVI, nei quali si parlava dell’utilizzo delle risorse del pianeta, della sostenibilità ambientale e delle soluzioni tecnologiche adeguate. In particolare, fondamentali furono per noi le parole del Papa pronunciate il 1° gennaio 2007 in occasione della Giornata mondiale della Pace:  “Di fronte al diffuso degrado ambientale l’umanità si rende ormai conto che non si può continuare ad usare i beni della terra come nel passato… Sta così formandosi una coscienza ecologica, che non deve essere mortificata, ma anzi favorita, in modo che si sviluppi e maturi trovando adeguata espressione in programmi ed iniziative concrete”. Il progetto, promosso dalla Direzione dei servizi tecnici del Governatorato, prevede la produzione di energia elettrica da fonte solare. Si tratta dell’installazione di un impianto fotovoltaico sulla copertura dell’Aula Paolo vi. È stata scelta l’Aula Nervi perché è uno degli edifici più moderni e quindi più compatibili con tecnologie di questo tipo. Inoltre, vi era anche l’esigenza di rinnovare e di ristrutturare comunque la copertura del tetto. In un certo senso, l’architetto Nervi fece quasi una progettazione premonitrice, utilizzando delle tegole frangisole costituite da una metà rivolta perfettamente a sud e da una metà a nord. In pratica, noi non andiamo a fare altro che sostituire le tegole rivolte a sud con dei pannelli fotovoltaici. È importante sottolineare che le tegole fotovoltaiche sono state realizzate ad hoc sulla misura di quelle originali volute dal Nervi. I pannelli a nord saranno sostituiti con materiale altamente tecnologico, la cui peculiarità è di riflettere una parte della radiazione solare, aumentando così la produttività dell’impianto.

Come si è arrivati a maturare questa scelta ecologica?

L’idea è stata maturata dall’ingegner Pier Carlo Cuscianna, Direttore dei Servizi Tecnici dello Stato Città del Vaticano con gli auspici del cardinale Giovanni Lajolo, Presidente del Governatorato e del suo Segretario generale il vescovo Renato Boccardo, ed è stata sviluppata con la collaborazione dell’università di Roma, “La Sapienza”. È stato realizzato uno studio di fattibilità da parte del professor De Santoli della facoltà di ingegneria dell’università di Roma, energy manager della stessa università. Tale studio preliminare è stato realizzato partendo dai consumi del Vaticano. È stata effettuata poi un’analisi delle superfici disponibili sulla copertura dell’Aula Paolo vi, delle possibili tecnologie e delle migliori soluzioni mirate all’integrazione architettonica. È stato un aspetto fondamentale quello di non voler modificare la struttura, quantunque un minimo di alterazione cromatica dalla visuale esterna ci sarà. Una cosa che ho apprezzato molto è stato l’orientamento della Direzione dei Servizi Tecnici del Governatorato verso il più giusto compromesso tra l’attenuazione dell’impatto visivo dell’opera e la ricerca dell’efficienza e della duttilità. Infatti, come detto, i pannelli rivolti a nord, quelli non produttivi, incrementeranno la produzione dei pannelli fotovoltaici rivolti a sud, dando un contributo all’irraggiamento che li investe in virtù di una componente di radiazione da essi riflessa.

Ci offre qualche dato tecnico?

Della superficie complessiva dell’Aula Paolo vi, circa 5.000 metri quadrati, verranno coperti da moduli fotovoltaici circa 2.000 metri quadrati, mentre altri 2.000 metri quadrati sarebbero utilizzati da schermi, per aumentare la quantità di energia captata. La copertura infatti è costituita da 1.200 tegole frangisole a sud formate da 30 colonne per 40 righe. La potenza media dei quasi 2.400 moduli fotovoltaici sarà di poco meno di 100 watt per una potenza complessiva di circa 220 kilowattora. Tale potenza servirà l’Aula Paolo vi, pur non coprendone l’intero fabbisogno. Ci saranno momenti, però, nei quali l’Aula non assorbirà tutta l’energia prodotta e allora potremo immettere l’energia eccedente nella rete dello Stato della Città del Vaticano. Ci sarà così una gestione del flusso energetico tale che da soddisfare le utenze che lo richiedono dando la priorità all’Aula delle udienze Paolo vi. In media l’Aula assorbe sui 2.000 mwh (megawatt ora) all’anno. Attraverso i 220 kw installati arriveremo a produrre circa 300 mwh all’anno con i pannelli fotovoltaici. Per farci un’idea dell’entità della produzione, con quello che produrremo dall’impianto, andremmo a soddisfare i consumi annui equivalenti a quelli di un centinaio di famiglie. Con il nostro impianto, perciò, copriremo qualche punto percentuale dei consumi annui della Città del Vaticano.

Quando verrà installato l’impianto?

L’impianto verrà installato tra settembre e ottobre. L’obiettivo è di concludere e di far entrare in funzione il tutto entro e non oltre la fine dell’anno.

Ci spiega a grandi linee la tecnologia utilizzata?

La tecnologia e i materiali provengono da un’azienda tedesca la SolarWorld AG di Bonn. Si tratta di prodotti tecnologici di prima qualità e che vantano una resa ed efficienza tra le più alte al mondo. L’opera sarà realizzata sulla base di un importante contributo del presidente della società tedesca.

Perché la scelta proprio di questa energia rinnovabile?

Innanzitutto, perché dobbiamo fare i conti con quello che abbiamo a disposizione e la risorsa principale e più facilmente reperibile in Vaticano è evidentemente quella solare. Poi perché coincideva con le esigenze di ristrutturazione della copertura dell’Aula Paolo vi. E, soprattutto, l’energia solare rappresenta per noi un dono che viene dall’”alto”, una risorsa quasi inesauribile che se fosse sfruttata adeguatamente soddisferebbe tutti i fabbisogni energetici della terra.

Ci sono altri progetti per l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili all’interno dello Stato della Città del Vaticano?

C’è un altro progetto che riguarda la copertura della mensa di servizio in Vaticano, un impianto solare, questa volta non più per la produzione di energia elettrica, ma per la produzione di calore, sotto forma di acqua calda. La particolarità è che non sarà utilizzata solo l’acqua calda tout court, ma essa verrà impiegata anche per produrre freddo. Sembra un paradosso. Il nome della tipologia impiantistica è solar cooling, cioè raffrescamento solare. Attraverso una soluzione tecnologica particolare ma nota agli esperti del settore, l’acqua calda ad una temperatura di circa 90-100 gradi centigradi, prodotta dai pannelli solari ad alto rendimento, alimenta una macchina frigorifera, che non assorbe energia elettrica o energia meccanica. Questa macchina alimentata con il calore “gratuito” proveniente dal sole produce freddo. D’estate produrrebbe acqua refrigerata per l’impianto di raffrescamento della mensa mentre d’inverno l’acqua calda verrebbe sfruttata direttamente per il riscaldamento degli stessi locali. In pratica, più fa caldo, più produce freddo. Questo impianto contribuirebbe al 60-70% del fabbisogno energetico annuo della mensa di servizio, necessario alla refrigerazione e al riscaldamento, abbattendo così i consumi. Per questo progetto siamo in trattativa con un’azienda italiana. I lavori inizieranno entro ottobre e l’impianto potrà entrare in funzione entro l’anno.

Vi sono altri progetti che prevedano l’impiego non di energia solare, ma di altre fonti rinnovabili?

Ci sono altre idee che riguardano le zone extra-territoriali, Santa Maria di Galeria e le Ville Pontificie di Castel Gandolfo. In questo caso l’energia rimarrebbe in loco o verrebbe immessa in rete. Quello che conta è il bilancio dell’energia ricavata da fonti rinnovabili e la percentuale di essa rispetto a quella consumata complessivamente.
Per quanto riguarda l’eolico, ad esempio, c’è qualche idea, ma chiaramente dipendiamo da quello che abbiamo sul nostro territorio. Effettivamente, ci stiamo pensando e ne stiamo valutando i limiti dal punto di vista dell’impatto ambientale, perché ci sono dei generatori eolici di piccola taglia, che riescono a sfruttare il vento anche a bassi regimi. In pratica, non c’è bisogno di grandi velocità e si riesce lo stesso a produrre energia con velocità di ingresso e medie annue abbastanza modeste.
Un altro ambito di interesse è lo sfruttamento delle biomasse. Anche qui al momento siamo in fase di valutazione. Nelle zone extraterritoriali si potrebbe produrre gas combustibile tramite opportuni trattamenti delle biomasse presenti. Mi riferisco ad esempio a sistemi di digestione anaerobica per quanto concerne i processi biochimici di conversione dei reflui zootecnici in biogas o a sistemi di gassificazione a partire dalle biomasse di natura ligneo-cellulosica, la legna, i suoi derivati, che produrrebbero un gas di sintesi, il syngas, contenente l’idrogeno. Naturalmente, per altre fonti dobbiamo tener conto delle disponibilità e dei limiti dello Stato. Ad esempio non abbiamo né mare, né fiumi e quindi non possiamo sfruttare fonti idriche.
L’obiettivo di tutti i nostri progetti è in sintesi quello di creare una filiera energetica, in cui da una produzione di energia pulita e da una sua gestione intelligente sia possibile alimentare innanzitutto le utenze stazionarie e poi anche i mezzi di trasporto rendendo sostenibile dal punto di vista ambientale la stessa mobilità. La nostra sfida è che lo Stato della Città del Vaticano raggiunga gli obiettivi europei prima dell’Europa. Il traguardo ben noto, infatti, è che al 2020 gli Stati europei abbiano almeno il 20% di contributo energetico da fonti rinnovabili. Con questi primi impianti previsti in Vaticano, ci attesteremo a qualche punto percentuale.

©L’Osservatore Romano – 28-29 agosto 2008

Discorso del Santo Padre Benedetto XVI pronunciato all’assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana

29 Maggio 2008

Il Papa alla 58 Assemblea generale della CEI

CITTA’ DEL VATICANO – Giovedì, 29 maggio 2008 (Vatican Diplomacy). Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala del Sinodo, in Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i Membri dell’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Prima di pronunciare il discorso, il Papa ha visitato la mostra allestita nell’atrio dell’Aula Paolo VI per i 40 anni del quotidiano “Avvenire”, la visita si è svolta alla presenza di S.E. Mons. Marcello Semeraro, Vescovo di Albano e Presidente del Consiglio di Amministrazione del giornale, del Dott. Dino Boffo, Direttore del quotidiano, e del Dott. Paolo Nusiner, Direttore Generale. Quindi il Santo Padre si è recato nell’Aula del Sinodo dove pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito:

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Cari Fratelli Vescovi italiani,

è questa la quarta volta nella quale ho la gioia di incontrarvi riuniti nella vostra Assemblea Generale, per riflettere con voi sulla missione della Chiesa in Italia e sulla vita di questa amata Nazione. Saluto il vostro Presidente, Cardinale Angelo Bagnasco, e lo ringrazio vivamente per le parole gentili che mi ha rivolto a nome di tutti voi. Saluto i tre Vicepresidenti e il Segretario Generale. Saluto ciascuno di voi, con quell’affetto che scaturisce dal saperci membra dell’unico Corpo mistico di Cristo e partecipi insieme della stessa missione.

Desidero anzitutto felicitarmi con voi per aver posto al centro dei vostri lavori la riflessione sul come favorire l’incontro dei giovani con il Vangelo e quindi, in concreto, sulle fondamentali questioni dell’evangelizzazione e dell’educazione delle nuove generazioni. In Italia, come in molti altri Paesi, è fortemente avvertita quella che possiamo definire una vera e propria “emergenza educativa”. Quando, infatti, in una società e in una cultura segnate da un relativismo pervasivo e non di rado aggressivo, sembrano venir meno le certezze basilari, i valori e le speranze che danno un senso alla vita, si diffonde facilmente, tra i genitori come tra gli insegnanti, la tentazione di rinunciare al proprio compito, e ancor prima il rischio di non comprendere più quale sia il proprio ruolo e la propria missione. Così i fanciulli, gli adolescenti e i giovani, pur circondati da molte attenzioni e tenuti forse eccessivamente al riparo dalle prove e dalle difficoltà della vita, si sentono alla fine lasciati soli davanti alle grandi domande che nascono inevitabilmente dentro di loro, come davanti alle attese e alle sfide che sentono incombere sul loro futuro. Per noi Vescovi, per i nostri sacerdoti, per i catechisti e per l’intera comunità cristiana l’emergenza educativa assume un volto ben preciso: quello della trasmissione della fede alle nuove generazioni. Anche qui, in certo senso specialmente qui, dobbiamo fare i conti con gli ostacoli frapposti dal relativismo, da una cultura che mette Dio tra parentesi e che scoraggia ogni scelta davvero impegnativa e in particolare le scelte definitive, per privilegiare invece, nei diversi ambiti della vita, l’affermazione di se stessi e le soddisfazioni immediate.

Per far fronte a queste difficoltà lo Spirito Santo ha già suscitato nella Chiesa molti carismi ed energie evangelizzatrici, particolarmente presenti e vivaci nel cattolicesimo italiano. E’ compito di noi Vescovi accogliere con gioia queste forze nuove, sostenerle, favorire la loro maturazione, guidarle e indirizzarle in modo che si mantengano sempre all’interno del grande alveo della fede e della comunione ecclesiale. Dobbiamo inoltre dare un più spiccato profilo di evangelizzazione alle molte forme e occasioni di incontro e di presenza che tuttora abbiamo con il mondo giovanile, nelle parrocchie, negli oratori, nelle scuole – in particolare nelle scuole cattoliche – e in tanti altri luoghi di aggregazione. Soprattutto importanti sono, ovviamente, i rapporti personali e specialmente la confessione sacramentale e la direzione spirituale. Ciascuna di queste occasioni è una possibilità che ci è data di far percepire ai nostri ragazzi e giovani il volto di quel Dio che è il vero amico dell’uomo. I grandi appuntamenti, poi, come quello che abbiamo vissuto lo scorso settembre a Loreto e come quello che vivremo in luglio a Sydney, dove saranno presenti anche molti giovani italiani, sono l’espressione comunitaria, pubblica e festosa di quell’attesa, di quell’amore e di quella fiducia verso Cristo e verso la Chiesa che permangono radicati nell’animo giovanile. Questi appuntamenti raccolgono pertanto il frutto del nostro quotidiano lavoro pastorale e al tempo stesso aiutano a respirare a pieni polmoni l’universalità della Chiesa e la fraternità che deve unire tutte le Nazioni.

Anche nel più ampio contesto sociale, proprio l’attuale emergenza educativa fa crescere la domanda di un’educazione che sia davvero tale: quindi, in concreto, di educatori che sappiano essere testimoni credibili di quelle realtà e di quei valori su cui è possibile costruire sia l’esistenza personale sia progetti di vita comuni e condivisi. Questa domanda, che sale dal corpo sociale e che coinvolge i ragazzi e i giovani non meno dei genitori e degli altri educatori, già di per sé costituisce la premessa e l’inizio di un percorso di riscoperta e di ripresa che, in forme adatte ai tempi attuali, ponga di nuovo al centro la piena e integrale formazione della persona umana. Come non spendere, in questo contesto, una parola in favore di quegli specifici luoghi di formazione che sono le scuole? In uno Stato democratico, che si onora di promuovere la libera iniziativa in ogni campo, non sembra giustificarsi l’esclusione di un adeguato sostegno all’impegno delle istituzioni ecclesiastiche nel campo scolastico. E’ legittimo infatti domandarsi se non gioverebbe alla qualità dell’insegnamento lo stimolante confronto tra centri formativi diversi suscitati, nel rispetto dei programmi ministeriali validi per tutti, da forze popolari multiple, preoccupate di interpretare le scelte educative delle singole famiglie. Tutto lascia pensare che un simile confronto non mancherebbe di produrre effetti benefici.

Cari Fratelli Vescovi italiani, non solo nell’importantissimo ambito dell’educazione, ma in certo senso nella propria situazione complessiva, l’Italia ha bisogno di uscire da un periodo difficile, nel quale è sembrato affievolirsi il dinamismo economico e sociale, è diminuita la fiducia nel futuro ed è cresciuto invece il senso di insicurezza per le condizioni di povertà di tante famiglie, con la conseguente tendenza di ciascuno a rinchiudersi nel proprio particolare. E’ proprio per la consapevolezza di questo contesto che avvertiamo con particolare gioia i segnali di un clima nuovo, più fiducioso e più costruttivo. Esso è legato al profilarsi di rapporti più sereni tra le forze politiche e le istituzioni, in virtù di una percezione più viva delle responsabilità comuni per il futuro della Nazione. E ciò che conforta è che tale percezione sembra allargarsi al sentire popolare, al territorio e alle categorie sociali. E’ diffuso infatti il desiderio di riprendere il cammino, di affrontare e risolvere insieme almeno i problemi più urgenti e più gravi, di dare avvio a una nuova stagione di crescita economica ma anche civile e morale.

Evidentemente questo clima ha bisogno di consolidarsi e potrebbe presto svanire, se non trovasse riscontro in qualche risultato concreto. Rappresenta però già di per sé una risorsa preziosa, che è compito di ciascuno, secondo il proprio ruolo e le proprie responsabilità, salvaguardare e rafforzare. Come Vescovi non possiamo non dare il nostro specifico contributo affinché l’Italia conosca una stagione di progresso e di concordia, mettendo a frutto quelle energie e quegli impulsi che scaturiscono dalla sua grande storia cristiana. A tal fine dobbiamo anzitutto dire e testimoniare con franchezza alle nostre comunità ecclesiali e all’intero popolo italiano che, anche se sono molti i problemi da affrontare, il problema fondamentale dell’uomo di oggi resta il problema di Dio. Nessun altro problema umano e sociale potrà essere davvero risolto se Dio non ritorna al centro della nostra vita. Soltanto così, attraverso l’incontro con il Dio vivente, sorgente di quella speranza che ci cambia di dentro e che non delude (Rm 5,5), è possibile ritrovare una forte e sicura fiducia nella vita e dare consistenza e vigore ai nostri progetti di bene.

Desidero ripetere a voi, cari Vescovi italiani, ciò che dicevo lo scorso 16 aprile ai nostri Confratelli degli Stati Uniti: “Quali annunciatori del Vangelo e guide della comunità cattolica, voi siete chiamati anche a partecipare allo scambio di idee nella pubblica arena, per aiutare a modellare atteggiamenti culturali adeguati”. Nel quadro di una laicità sana e ben compresa, occorre pertanto resistere ad ogni tendenza a considerare la religione, e in particolare il cristianesimo, come un fatto soltanto privato: le prospettive che nascono dalla nostra fede possono offrire invece un contributo fondamentale al chiarimento e alla soluzione dei maggiori problemi sociali e morali dell’Italia e dell’Europa di oggi. Giustamente, pertanto, voi dedicate grande attenzione alla famiglia fondata sul matrimonio, per promuovere una pastorale adeguata alle sfide che essa oggi deve affrontare, per incoraggiare l’affermarsi di una cultura favorevole, e non ostile, alla famiglia e alla vita, come anche per chiedere alle pubbliche istituzioni una politica coerente ed organica che riconosca alla famiglia quel ruolo centrale che essa svolge nella società, in particolare per la generazione ed educazione dei figli: di una tale politica l’Italia ha grande e urgente bisogno. Forte e costante deve essere ugualmente il nostro impegno per la dignità e la tutela della vita umana in ogni momento e condizione, dal concepimento e dalla fase embrionale alle situazioni di malattia e di sofferenza e fino alla morte naturale. Né possiamo chiudere gli occhi e trattenere la voce di fronte alle povertà, ai disagi e alle ingiustizie sociali che affliggono tanta parte dell’umanità e che richiedono il generoso impegno di tutti, un impegno che s’allarghi anche alle persone che, se pur sconosciute, sono tuttavia nel bisogno. Naturalmente, la disponibilità a muoversi in loro aiuto deve manifestarsi nel rispetto delle leggi, che provvedono ad assicurare l’ordinato svolgersi della vita sociale sia all’interno di uno Stato che nei confronti di chi vi giunge dall’esterno. Non è necessario che concretizzi maggiormente il discorso: voi, insieme con i vostri cari sacerdoti, conoscete le concrete e reali situazioni perché vivete con la gente.

E’ dunque una straordinaria opportunità per la Chiesa in Italia potersi avvalere di mezzi di informazione che interpretino quotidianamente nel pubblico dibattito le sue istanze e preoccupazioni, in maniera certamente libera e autonoma ma in spirito di sincera condivisione. Mi rallegro pertanto con voi per il quarantesimo anniversario della fondazione del giornale Avvenire e auspico vivamente che esso possa raggiungere un numero crescente di lettori. Mi rallegro per la pubblicazione della nuova traduzione della Bibbia, e della copia che mi avete cortesemente donato. Bene si inquadra nella preparazione del prossimo Sinodo dei Vescovi che rifletterà su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”.

Carissimi Fratelli Vescovi italiani, vi assicuro la mia vicinanza, con un costante ricordo nella preghiera, e imparto con grande affetto la Benedizione apostolica a ciascuno di voi, alle vostre Chiese e a tutta la diletta Nazione italiana.

Il Papa alla 58 Assemblea generale della CEI

Fotovoltaico: 315.000 KW di energia pulita in Vaticano

13 Maggio 2008

CITTA’ DEL VATICANO – Martedì 13 maggio (Vatican Diplomacy). Come anticipato lo scorso 18 gennaio dal cardinale Giovanni Lajolo, Governatore della Città del Vaticano in un’intervista rilasciata all’Osservatore Romano, l’energia solare arriva ufficialmente anche in Vaticano, infatti la multinazionale tedesca SolarWorld realizzerà un impianto fotovoltaico che sostituirà l’attuale copertura in cemento dell’Aula Paolo VI, nota anche come Aula Nervi.

Il progetto, che sarà realizzato quest’estate, prevede l’installazione di quasi duemila moduli solari costruiti appositamente per rispettare la struttura a volta dell’Aula. L’impianto consentirà la produzione di 315.000 KW di energia pulita all’anno.

“Il mercato italiano dell’energia solare ha un elevatissimo potenziale di sviluppo”, ha dichiarato Frank Asbeck, presidente ed amministratore delegato di SolarWorld AG, illustrando la decisione strategica di puntare sull’Italia con l’obiettivo di farla diventare uno dei suoi mercati di riferimento, unitamente a Stati Uniti e Spagna. Sullo sviluppo del mercato italiano le stime di SolarWorld sono molto positive: “Alla presa di coscienza collettiva sull’importanza delle energie rinnovabili e del risparmio energetico, molto forte nel vostro Paese, si aggiunge l’impegno dichiarato del nuovo Governo e il notevole ritorno economico che l’installazione di pannelli fotovoltaici consente grazie al Conto Energia”, ha commentato Asbeck.

Nel 2007 grazie anche agli incentivi previsti proprio dal Conto Energia la crescita della produzione di energia fotovoltaica in Italia ha reso il mercato italiano il terzo più importante in Europa. Per il 2016, i dati dell’EPIA (European Photovoltaic Industry Association) fanno prevedere il raggiungimento dell’obiettivo di 3.000 MW prodotti.

Per consolidare la sua presenza in Italia e avere il supporto tecnico di uno degli operatori italiani più rilevanti nel mercato nazionale, SolarWorld ha infine provveduto a siglare una partnership con la Società Tecno Spot di Bolzano. Attraverso questo canale, saranno introdotti in Italia i prodotti su cui l’azienda di Bonn punta maggiormente: il modulo fotovoltaico ‘Sunmodule Plus’, caratterizzato dalla facilita’ di installazione, e il sistema di montaggio a terra ‘Sunfix’, capace di adattarsi alle asperità di ogni tipo di terreno.

Foto del Progetto dell'Aula delle Udienze Pontificie in Vaticano (Pier Luigi Nervi)
Foto del Progetto dell’Aula delle Udienze Pontificie in Vaticano
(Pier Luigi Nervi)
ASV, Commissione Centrale Arte Sacra in Italia, A. G., in inventariazione